giovedì 29 marzo 2012

ABBINAMENTO TAROCCHI VINO

                                                            


                               2 - LA PAPESSA

Guardando la carta si vede una figura misteriosa che tiene tra le mani un grande velo, le cui maglie fini coprono quasi tutta la carta, ma perdono la loro tensione nella zona superiore rivelando una parte della dea. Nonostante tutto non è chiaramente riconoscibile, poichè tra lei e lo sguardo dello spettatore sono state introdotte delle sfere di luce.
La corona sulla sua testa simboleggia le tre fasi della Luna. La parte inferiore è completamente nascosta dalla rete. Sulle sue ginocchia vediamo arco e freccia, i simboli della dea egizia Nut.

Nella figura della Papessa si può trovare  tutto ciò che si sottrae al pensiero, che giace nelle profondità dell'inconscio e che trapela soltanto nei messaggi dei nostri sogni e delle nostre visioni. Mentre il Bagatto rappresenta la capacità di confrontarsi con il mondo esteriore, il velo della Papessa cela il mondo interiore nascosto alle sue spalle.
La Papessa domina le forze inconscie e intuitive, il suo è il mondo della saggezza lunare. Si tratta del livello di dormiveglia nel quale, nei sogni, vengono preparate le esperienze prima che queste possono diventare realtà. Con il suo lato chiaro, la Papessa è espressione di indulgenza e di comprensione. Con suo lato oscuro, invece, attraverso la potenza delle sue forze interiori, può sedurre, paralizzare oppure danneggiare gli altri.


Spiritualmente la carta descrive un periodo nel quale indirizziamo la nostra attenzione verso l'inconscio e le immagini dell'anima, concedendoci a fantasie e sogni creativi.

Nella vita professionale la Papessa significa che il nostro campo di azione corrisponde alla carta (terapeuti o esoterici), oppure può significare che con pazienza affrontiamo i nostri impegni quotidiani sempre disponibili ad assimilare nuovi impulsi e stimoli, senza però far dipendere l'ultima decisione dalle circostanze esterne. Questo può portare a un'esperienza che ci renderà felici, a essere guidati dagli angeli (da una voce interiore) oppure può degenerare in un comportamento capriccioso e imprevedibile.

Nei nostri rapporti personali la Papessa rappresenta comprensione, profonda simpatia, vicinanza e affinità dell'anima e, non ultimo, un vincolo invisibile che ci unisce al partner. Nei periodi nei quali viviamo da soli, la Papessa è la nostra guida interiore per vicinanza, unione dell'anima e scambio di energia.







Il vino che ho scelto in abbinamento è la Vernaccia di Oristano perché, come la Papessa, è avvolta in un velo di mistero. E, come la Papessa, ci accompagna verso il nostro mondo interiore nei momenti di meditazione.  



La Vernaccia è un vitigno bianco  tipico della bassa valle del Tirso, in provincia di Oristano.
 L’ubicazione della sua ristretta area di diffusione induce ad ipotizzare che sia stato introdotto in Sardegna dai Fenici, fondatori della città portuale di Tharros.


La Vernaccia in Sardegna è comunque il simbolo della storia e della cultura oristanese ed ha anche un retroterra leggendario in quanto la tradizione vuole che abbia origine dalle lacrime di Santa Giusta, patrona di Oristano, e che abbia proprietà terapeutiche contro la malaria, che nei secoli scorsi infestava queste zone paludose.



Dal vitigno Vernaccia è oggi prodotto un vino da meditazione molto famoso e apprezzato, la Vernaccia di Oristano DOC, dal colore giallo ambrato e dal sapore mandorlato, che raggiunge un’alta gradazione alcolica (15°-16°). L’uva, che presenta un grappolo piccolo e serrato e ha acini tondi, è vendemmiata alla fine di settembre, quando raggiunge la giusta concentrazione zuccherina. Attraverso un naturale processo di ossidazione per opera di una particolare flora di lieviti (“flor”) e l’invecchiamento per tre, quattro anni in botti di rovere o castagno parzialmente scolme, si riesce ad ottenere un prodotto unico e caratteristico.

giovedì 15 marzo 2012

DIARIO DI VIAGGIO

                                                                  ZANZIBAR




Ogni tanto può essere piacevole raccontare qualcosa che si scosta completamente dalla linea guida del blog, soprattutto se resta sempre valida la ragione della creazione del blog: condividere con altre persone le proprie emozioni.








Racconterò di un viaggio nella bellissima Zanzibar ma più delle parole saranno le immagini a descrivere un mondo così diverso dal nostro, sia per i paesaggi che per le persone.



Mi sono trovata catapultata in un clima di circa 30 gradi più caldo di quello che avevo lasciato, con tanto sole e un mare incantevole.









Il calore più grande è arrivato però dalle persone del luogo. Oltre alla loro spontaneità, sono rimasta colpita dalla fatalità con la quale affrontano la vita.





   
Il loro motto:
HAKUNA MATATA... NESSUN PROBLEMA...






Il ritorno alla vita di tutti giorni non è stato facile, anzi non so ancora se sono tornata …