IL GOBBO DI PERETOLA
da Francesco Redi – medico e naturalista del 1600
A Peretola viveva un gobbo, molto afflitto per la sua deformità. Un
giorno incontrò un altro gobbo, suo conoscente, il quale, dopo un certo
viaggio, era tornato al paese bello e diritto, essendoli stata segata la gobba
con grande maestria. Naturalmente l’amico gli chiese chi fosse il medico e in
quale paese si trovasse l’ospedale ove si facevano sì belle cure.
Il buon gobbo, che non era più tale, raccontò che, trovandosi in
viaggio, una notte aveva smarrito la strada. Gira e rigira, alla fine, per sua
fortuna, si era trovato al noce di Benevento. Ivi stavano allegramente danzando
moltissime streghe, con diavoli e stregoni.
Fermatosi di soppiatto a mirare quella tresca, fu scoperto da una
strega e invitato al ballo, nel quale si comportò con tanta grazia, che tutti
quanti se ne meravigliarono e lo presero a ben volere. Alla fine, dopo che ebbe
fatto ballare una per una tutte le streghe senza dar mai segno di disgusto o di
stanchezza, quelle megere si consultarono sul regalo da fargli.
Fatta portare una certa sega di burro, senza che egli avvertisse alcun
dolore gli segarono la gobba; poi, con un impiastro di marzapane, gli sanarono
subito la cicatrice, rimandandolo a casa bello e guarito.
Il gobbo di Peretola, durante il racconto, se ne stette zitto zitto. Ma
il giorno seguente si mise in viaggio e tanto girò e tanto domandò, che alla
fine giunse anch’egli in cospetto del famoso noce di Benevento.
Al chiar di luna, la tresca delle streghe con gli stregoni e dei
diavoli con le diavolesse, accompagnata dalla musica più assordante, era in
pieno svolgimento.
Una strega vide il nuovo gobbo e allora, atteggiando a sorriso il suo
orrido ceffo, lo invitò alla danza. Quel di Peretola, pensando alla ricompensa
che avrebbe potuto ricavarne, reprimendo il disgusto, cominciò a ballare. Ma
mai si vide ballerino più maldestro e sgraziato: ora pestava il piede alla sua
dama, ora la coda a una diavolessa vicina. Giunto appena al terzo giro, vinto
dal ribrezzo e dalla stanchezza, si ritirò dalla tresca e si mise a sedere in
un angolo, tergendosi il sudore.
Subito streghe e diavolesse, indignate per tanta malagrazia, si
riunirono per decidere la punizione.
Fatta venire in un catinella la gobba segata al primo gobbo e facendo
uso di pece tenacissima, gliel’appiccicarono sul petto.
In tal modo egli, che era andato al noce di Benevento per guarir della
gobba di dietro, se ne tornò al paese gobbo anche davanti.
Nel racconto ci sono diversi spunti al di là di quello che vuol dare come 'morale'L'epoca storica dove collocarla(1300-1400)il famoso 'noce di Benevento'che si dice punto di ritrovo delle'streghe', si parla di 'gobbe'e nel gergo comune equivale a 'fortuna'...addirittura una davanti!!e la fortuna-sfortuna ha origine dal saper 'danzare' o quanto meno in sua mancanza, mettere tutta la volontà e passione col cuore per riuscire in quel che si 'desidera'...e che creatività nella 'sega di burro' e ritrovare vecchie favole nel 'marzapane'!!! e tutto perchè l'invidia e gelosia sono mali...che però, secondo me, si possono e devono curare.
RispondiEliminaCiao grazie di avermi fatto fare una disamina di un 'pezzo'...era un bel pò che mi mancava!!
Ciao un abbraccio Edo!!1
Un bel racconto colmo
RispondiEliminadi simbologia, per orecchie che
intendono...
;-)Grazie
Un abbraccio...
Camilla/Fulgenzia